CNA, Abi
e le altre associazioni di imprese
hanno inviato congiuntamente alle istituzioni europee una lettera con la forte richiesta
di intervenire urgentemente su alcune norme in materia bancaria
che, pensate in un contesto completamente diverso da quello attuale e caratterizzate da un eccesso di automatismi, rischiano di compromettere
irrimediabilmente le prospettive di recupero dell’economia italiana ed europea.
Le associazioni
segnalano che di fronte ad una emergenza straordinaria come quella
attuale, è indispensabile andare oltre gli schemi del passato e avere
una capacità di visione che consenta di concentrare gli sforzi di tutti
verso il comune obiettivo della ripresa.
La lettera rileva che il credito ha assunto un ruolo cruciale, nelle fasi più acute della crisi,
per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro
entrate o comunque investite da shock imponenti tanto dal lato della
domanda quanto da quello dell’approvvigionamento dei fattori produttivi.
Altrettanto essenziale, se non di più, sarà il supporto del credito nella fase successiva,
per sostenere le imprese
nel percorso di ripristino delle condizioni di economicità dei loro
business, in condizioni di incertezza che rischiano di protrarsi per un
lungo periodo.
CNA e le associazioni prendono atto che nella prima
fase della pandemia le istituzioni nazionali ed europee hanno messo in
atto una serie di misure utili ad affrontare l’emergenza.
Tuttavia, per le associazioni imprenditoriali italiane occorre che una serie di criticità nel quadro regolamentare bancario debbano
essere superate per evitare che situazioni di temporanea difficoltà
delle imprese si trasformino in crisi irreversibili per effetto degli
automatismi incorporati in alcune norme di primo e secondo livello e in
una restrizione dell’offerta di credito esiziale nel contesto attuale.
È necessario procedere immediatamente ad alcune modifiche
ed adattamenti temporanei, che consentano alle banche
di offrire il massimo supporto all’economia reale
nel momento in cui questo è la condizione per la tenuta del tessuto produttivo.
E’ urgente intervenire sulle regole relative all’identificazione dei debitori come deteriorati.
Il combinato disposto di una norma restrittiva, come quella che limita a
90 giorni il periodo di ritardo di pagamento ammesso, con
l’applicazione, da gennaio 2021, di nuove e più restrittive soglie per
gli importi scaduti, nonché i nuovi criteri per il trattamento dei
crediti ristrutturati, rischiano di determinare la classificazione a
default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane. Queste
imprese perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in
termini di prospettive di ripresa.
E’ indispensabile evitare che, alla
classificazione di un credito come deteriorato, consegua in tempi
troppo stretti e predeterminati l’imposizione di coperture a carico
delle banche fino all’annullamento del valore del credito (c.d.
“calendar provisioning”). Un approccio di questo tipo – che in generale
induce le banche a restringere i criteri di concessione del credito –
appare particolarmente dannoso in questo momento, in quanto introduce un incentivo perverso a favore della cessione del credito,
al primo segno di deterioramento, al di fuori del circuito del mercato
bancario regolamentato, invece di incoraggiare la banca ad accompagnare
il cliente in un percorso di ristrutturazione. In ogni caso, queste
norme debbono tenere conto dei rallentamenti, osservati in tutta Europa,
nell’attività giudiziaria conseguenti alla crisi pandemica.
Più
in generale, una serie di aggiustamenti mirati alle norme relative agli
effetti delle operazioni di cessione di crediti deteriorati, alle cessioni tramite cartolarizzazioni, al trattamento degli NPL acquistati dalle banche, saranno essenziali per consentire una gestione meno traumatica
da parte delle banche di quella quota di esposizioni che andranno comunque in default. Una corretta valorizzazione dei crediti
è infatti nell’interesse non solo delle banche ma anche delle imprese.
L’eccezionale
severità della crisi richiede di intervenire con tempestività e
pragmatismo, attivando tutti gli strumenti necessari per limitare le
conseguenze economiche e sociali. I problemi citati e le proposte
condivise.