Questa che state per leggere è la storia di due donne straordinarie, Stefania e Emanuela, sorelle, caratteri complementari, più schivo quello dell'una, più estroverso quello dell'altra, che nel tempo hanno dato vita, a Passocorese, ad una sartoria modello, dove oggi tante donne tagliano, cuciono, rifiniscono, stirano, confezionano capi impeccabili destinati a clienti come Cavalli, Ferrè, Versace, Ungaro, Ugo Boss, High, Burberry, Loewe, Cucinelli, Dolce&Gabbana, solo per citarne alcuni.
Ma ancora più incredibile di quel che hanno fatto, è il come lo hanno fatto!
La voce narrante è quella di Emanuela che racconta, accanto a Stefania che annuisce, precisa, puntualizza, ma entrambe appassionate, entrambe sincere, senza infingimenti, senza edulcorare gioie e dolori, successi e difficoltà, senza nascondere sorrisi e lacrime che ogni tanto velano i loro occhi.
A quattordici anni Emanuela e Stefania vanno a lavorare in una tante camicerie della zona; cinque anni dopo aprono un loro laboratorio, ma sono tanto giovani e inesperte che dopo due anni decidono di chiuderlo.
Comincia un lungo periodo nel quale si dedicano alla vita privata, si sposano, nascono i figli: un periodo felice ma anche funestato da un lutto che le segna profondamente.
Loro sono molto legate e vorrebbero tornare a fare qualcosa insieme, vorrebbero, insomma, riprovarci. Così cominciano a prendere in considerazione l'idea di aprire una nuova attività. Ma quale? Le idee sono le più diverse: un negozio di formaggi, una pasticceria o un negozio di pasta all'uovo!
Ma in fondo perchè non tornare a qualcosa di simile al primo lavoro?
Detto fatto! È il 1997.
Affittano un locale, "un'ex stalla", la imbiancano, "ma non riescono a cancellarne totalmente le sembianze", ci fanno l'impianto elettrico, e, "con l'aiuto dei genitori e dei mariti", comprano tre macchine da cucire. Il "laboratorio" è pronto, non resta che cercare i clienti! Individuano il primo e, mentre si accingono ad incontrarlo, "Stefania piangeva", racconta Emanuela ridendo, perchè lei era decisa a millantare e sua sorella era preoccupata!
Il direttore dell'azienda le riceve e chiede loro quale esperienza avessero, come fosse il laboratorio e con quale capacità produttiva, e loro, "che non sanno nemmeno cucire", raccontano che hanno un laboratorio con sei dipendenti, un mezzo per le consegne, inesistente, "momentaneamente dal meccanico" - dicono- e tutta una serie di "bugie" così convincenti che si portano via 446 gonne da cucire. "Era mercoledì", ricordano, e la consegna era richiesta per il venerdì successivo.
In un momento di ritorno alla realtà capiscono che è impossibile, ma ancora una volta non si perdono d'animo e chiedono, "perchè vogliono fare davvero bella figura", di fare la consegna il lunedì successivo. Proroga accordata, tornano al laboratorio.
Tra le macchine appena acquistate c'è una "lineare", non sanno come funziona e così aprono il libretto delle istruzioni e cercano di imparare in fretta. "Nostra madre", raccontano, "piangeva, perchè ci vedeva disperate" alle prese con così tanti capi.
Cercano aiuto, lavorano "quattro giorni e quattro notti", il lunedì si fanno prestare un furgone e consegnano il lavoro.
Un successo coronato dalle parole del direttore che dice loro: "Ora fate parte della nostra struttura", ma anche: "Verrò a vedere il vostro laboratorio"!
Ma tutto era ormai cominciato, da lì un passo dietro l'altro, da un ex stalla ad un ex pescheria, una macchina in più, una lavoratrice in più, fino al laboratorio di oggi e all'organizzazione di oggi.
Ci raccontano, sempre tra risate e lacrime, tanti altri episodi. Ci vorrebbe un libro per raccontarli tutti, ma ora non resta che lo spazio per citare anche le tante persone che con loro condividono questa avventura e contribuiscono con il loro lavoro al grande valore di questa azienda: Vania, Gabriella, Simona F., Angela, Onesta, Simona D., Mihaela, Marilena, Alessandra, Carmen, Rita, Roberta, Valentina.
E chiosare che se per realizzare un sogno serve anche dire bugie, perchè no!?
Basta solo saperle raccontare!
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